L’INPS ha diffuso il rapporto annuale sulla popolazione, evidenziando che a lungo termine ci saranno problemi nel mercato delle pensioni.
I dati ricavati dalle indagini sulla popolazione per l’anno 2023 non sono affatto positivi. L’Italia ha registrato nell’anno passato l’ennesimo minimo storico di nascite. L’invecchiamento della popolazione e il calo della natalità stanno facendo procedere velocemente la nazione verso una situazione di difficoltà. A mettere in evidenza le prossime criticità nel mercato del lavoro e del sistema pensionistico è l’INPS.
L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (noto con l’acronimo di INPS), in data 24 settembre, ha diffuso il XXIII Rapporto annuale, un documento di riferimento fondamentale per l’analisi delle dinamiche previdenziali, sociali ed economiche che caratterizzano l’Italia. I dati ricavati dalle indagini evidenziano i problemi a cui andrà incontro il sistema delle pensioni e il mercato del lavoro nel giro di pochi anni.
Invecchiamento della popolazione e denatalità: problemi nella sostenibilità del sistema pensionistico
Il mercato del lavoro e la sostenibilità del sistema pensionistico sono messi a rischio dalla diminuzione delle nascite e dall’invecchiamento della popolazione. A confermarlo il rapporto annuale dell’INPS appena diffuso. Nonostante una riduzione dell’8% dei decessi rispetto al 2022, il 2023 ha fatto registrare il minimo di nascite, con una diminuzione dell’effetto positivo che la popolazione straniera ha esercitato sulle nascite a partire dai primi anni 2000.
Negli ultimi venti anni, la crescita del numero di occupati ha seguito l’invecchiamento della popolazione. Secondo i dati ricavati dall’indagine INPS, la quota di occupati con almeno 50 anni di età, pari al 21,5% all’inizio del 2004, ha superato il 30% nel 2013 e il 40% nel 2023. L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha evidenziato che l’età della popolazione residente in Italia è motivo di preoccupazione per il futuro.
Le indagini condotte hanno rivelato la presenza di 13,9 milioni di persone di età tra i 50 e i 64 anni e 7,2 milioni tra gli 0 e i 14 anni. Questi dati mettono in evidenza che nel prossimo futuro vi saranno, salvo significative variazioni nei trend migratori, un solo soggetto che entrerà nella fascia lavorativa per ogni due che ne usciranno. L’impatto sul sistema delle pensioni apparirà quindi evidente.
Preoccupazione per i dati del XXIII Rapporto annuale dell’INPS
Il 24 settembre presso la sede della Direzione Generale INPS si è svolta la presentazione del XXIII Rapporto annuale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. L’evento ha visto la partecipazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il documento pubblicato evidenzia la stabilità del numero di pensionati, fissato intorno ai 16 milioni, e il positivo incremento del 7,1% dell’importo medio delle pensioni. La situazione si inserisce in un contesto segnato da sfide significative, quali l’invecchiamento della popolazione e il calo demografico, nonché le trasformazioni strutturali del mercato del lavoro.
L’analisi proposta dall’INPS riflette un sistema previdenziale coerente con i parametri dei Paesi dell’Unione europea. I dati, però, mettono in evidenza che il tasso di dipendenza, ovvero il rapporto tra persone con più di 64 anni e le persone tra i 20 e i 64 anni, è destinato ad aumentare nei prossimi anni. L’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia, fissata a 67 anni, è la più alta nell’Unione europea. L’invecchiamento della popolazione e la denatalità rappresenta il principale fattore di rischio per la sostenibilità dei sistemi pensionistici europea.